domenica 30 gennaio 2011

Sull'ampliamento della Pineta Dannunziana

Questo mio articolo è stato pubblicato martedì 25 gennaio 2011 sulla rubrica "Ditelo al Centro" del quotidiano IlCentro. Ha incontrato i favori delle principali associazioni ambientaliste abruzzesi e di molti cittadini che ringrazio per la sensibilità verso tematiche ambientali considerate troppo spesso secondarie.
Mario Cipollone

Gentile Direttore, da giorni leggo sulle pagine del “Centro” le riserve di alcuni esponenti politici pescaresi sulla presunta antidemocraticità del procedimento di approvazione della legge regionale che amplia di 29 ettari la Pineta Dannunziana. Mi chiedo quale antidemocraticità possa venire attribuita a un provvedimento che per una volta almeno premia la Natura, una Natura quasi sempre posta in second’ordine rispetto alle mire di privati o di una ridottissima élite di cittadini? Temo che l’ampliamento della riserva regionale non sarebbe mai avvenuto se il procedimento avesse stagnato nei cavilli della conclamata democrazia che ricorre sempre più spesso al bene pubblico soltanto a fini propagandistici e privatistici. Sono sicuro che la stragrande maggioranza della cittadinanza stia sostenendo la scelta degli onorevoli Acerbo e Sospiri e condivida le mie perplessità sulle resistenze formali dei loro oppositori per una decisione che porta con sé un segno di cambiamento e speranza. Pescara sud è forse la parte più bella della città proprio grazie al suo verde. I 29 ettari non sono che un tributo a quell’ambiente la cui tutela viene troppo spesso indicata come antagonista allo sviluppo economico e urbano, mentre, opinione di chi scrive, è la vera carta nella manica, non solo cartolina turistica, del nostro Abruzzo martoriato. La Rai dovrebbe capirlo e doverosamente rinunciare all’edificazione della sua nuova sede, mentre i costruttori, anziché lamentare la perdita di terreni vergine, dovrebbero collaborare con gli enti pubblici a individuare e riqualificare aree urbane e siti industriali dismessi. È auspicabile, inoltre, che una nuova cultura ecologica porti alla completa rivalutazione della pineta di oggi e di quella di domani, invece di abbandonarle al degrado da innescare perversi meccanismi secondo i quali si finisce per incolpare gli alberi di dare asilo a malviventi e prostitute.