venerdì 16 dicembre 2011

Sulla proposta di riperimetrazione della Riserva Naturale del Borsacchio

Su invito di Franco Sbrolla, ieri pomeriggio ho partecipato alla mobilitazione popolare in favore della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio. Infatti, all’ordine del giorno del consiglio comunale della cittadina adriatica era l’ennesima proposta di riperimetrazione dei confini dell’area protetta. La sala consiliare era piena di cittadini, in prevalenza giovani, desiderosi di trasmettere ai loro rappresentanti politici il messaggio inequivocabile di lasciare la riserva così come istituita dalla legge regionale n. 6 dell’8 Febbraio 2005. Eccezion fatta per i pregevoli interventi del presidente del Comitato Riserva del Borsacchio, Avv. Celommi, di una ragazza del locale Liceo Socio-Pedagogico Saffo e di un giovane promotore della raccolta firme (quasi un migliaio di firme in meno di tre giorni!), ha prevalso il solito circo della politica nostrana fatto di crassa ignoranza, vuote polemiche tra maggioranza e opposizione, raffinatezze oratorie da campagna elettorale, approssimazioni e incongruenze varie. Va tuttavia riconosciuto alla maggioranza il merito di aver concesso la parola ai rappresentanti delle associazioni di cittadini. Grazie a questa concessione, ho potuto constatare l’eccellenza del livello culturale e di condotta della cittadinanza su quello dei politici. Il concetto stesso di democrazia è stato magnificamente impersonato dalla mobilitazione popolare, mentre le aberrazioni del principio di rappresentatività si sono compendiate nella testarda indifferenza dei consiglieri agli appelli a non alterare l’area originale della riserva. Infatti, se la maggioranza dei rosetani poteva non essere rappresentata dalla nutrita presenza di pubblico durante il consiglio comunale, l’attuale maggioranza politica è stata eletta puntando sull’attuazione della riserva del Borsacchio, non certo sulla sua riperimetrazione. Oggi, lo stesso governo cittadino avoca a sé ogni decisione in nome dell’investitura elettorale. Mentre gli errori del passato sono stati richiamati da vari esponenti della maggioranza alla memoria della collettività, il nuovo corso della politica comunale non sembra volersi discostare affatto dalla funesta tradizione di voler “saccheggiare” la riserva delle sue valenze naturalistiche, riducendola a mero parco urbano. La nuova proposta di perimetrazione amplierebbe la riserva solo in apparenza (dai 1100 ettari ai 1162 proposti), annettendo i calanchi a monte (di scarso interesse edilizio), ma escludendo alcuni chilometri di costa, tra cui la foce del torrente Borsacchio, snaturando l’area protetta nella sua peculiarità di riserva marina e nel nome, legato proprio al corso d’acqua. Quindi la proposta è inaccettabile per quanti amino questo lembo di costa teramana sfuggito al cemento. Per esempio, chi viaggia in treno rischia di vedere fortemente ridotto lo scorcio naturale del mare Adriatico che si può ammirare tra Roseto e Giulianova, la riserva del Borsacchio appunto, a causa della solita “democrazia delle carte”, dell’irresponsabilità di una classe dirigente assoggettata a modelli di pensiero obsoleti come quello che vorrebbe penalizzate le strutture ricettive all’interno dell’area protetta da proteggere, incapaci di scorgere in essa il valore aggiunto della città di Roseto. In conclusione, mi è dispiaciuto, da abruzzese non rosetano, che la dimensione del confronto sia rimasta quasi sempre in ambiti locali, con rare menzioni della valenza regionale della riserva, nonché delle direttive europee sulla tutela dell’ambiente e della salute pubblici alle quali la riserva si richiama. La mancata attuazione dell’area protetta, per l’appunto, è costata almeno un milione di euro di finanziamenti europei, come un esponente dell’attuale maggioranza ha avuto la bontà di ricordare per rinfacciare il danno alla passata legislatura. In tempi di recessione, il dato economico non può che suscitare lo sdegno del lettore, anche se una riserva naturale dovrebbe svincolarsi da logiche di mercato, da interessi privatistici e dai piani regolatori, dal modo di pensare in termini di costi e ricavi.

Prima di prendere il treno per tornare a casa, ho fatto due passi sulla bellissima spiaggia di Roseto, schiaffeggiata dalle onde e sferzata dal vento. Mi sono chiesto: chissà come voterebbe il mare? Purtroppo, i consiglieri comunali, alcune ore dopo, hanno fatto passare la proposta di perimetrazione, sordi ancora una volta alla volontà popolare.

lunedì 5 dicembre 2011

Salviamo l’orso bruno marsicano

Durante il tirocinio Leonardo da Vinci svolto per 3 mesi a Wroclaw (Breslavia) in Polonia, afflitto dalle notizie che giungevano dalla mia terra sul ritrovamento della carcassa semi-sepolta prima di un orso bruno marsicano, probabilmente vittima di bracconieri, poi di un’orsa investita sulla famigerata strada statale 83 marsicana, mi sono sentito in dovere di girare questo video-appello, preoccupato dalla gravissima minaccia alla sopravvivenza della sottospecie appenninica dell’orso bruno europeo, simbolo e vanto della regione Abruzzo solo a parole. So che questa iniziativa, nonostante i miei sforzi, non arriverà al grande pubblico, alle coscienze dei potenti che continuano a sponsorizzare tutte quelle forze antagoniste alla conservazione dell’orso, ma bisognava tentare. Ringrazio di cuore Luigi Scaglione (regista) e Davide Della Corte (fonico) di Oltrecielo per l’aver reso possibile questo progetto altrimenti irrealizzabile.

sabato 8 ottobre 2011

Povero Abruzzo

Pubblicato il 22 settembre 2011 sulla rubrica “Lettere al Direttore” del quotidiano Il Centro con il titolo “La nostra ricchezza è il paesaggio”.

Di solito in tempi di crisi dell’economia, la gente comune torna a coltivare il proprio giardino e ad apprezzarne i frutti. La ricchezza dell’Abruzzo è il suo meraviglioso giardino naturale che si stende dalla montagna al mare. I nostri politici, però, anziché difenderne il paesaggio, la flora e la fauna, sembrano orientati alla sua sistematica spoliazione, continuando a foraggiare i presupposti della crisi, costringendo i giovani a emigrare. Così, in un periodo di crescita zero e di risparmio collettivo, il nostro giardino si “arricchisce” di nuovi centri residenziali e commerciali per contrastare la crisi dei consumi e dell’industria del cemento. Mentre l’economia mondiale boccheggia, il pensiero politico dominante sembra opporsi strenuamente al sorgere di realtà che portano con loro il sapore giovane dell’innovazione, dello sviluppo e del rispetto dell’ambiente. Così, nel nome di un benessere occulto, si cerca di sabotare l’istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina perché potrebbe sottrarre terreno al cemento o impedire la crescita turistica, mentre si fa poco o nulla per depurare i fiumi, per poi lamentarsi di non aver ricevuto la Bandiera Blu o per cullarsi sugli allori di una natura che è riuscita, un anno ancora, a sanare le ferite dell’ottusità umana. Oppure si anticipa l’apertura della caccia nel territorio dell’orso bruno marsicano nel periodo di massima vulnerabilità, sordi alla minaccia, quantunque indiretta, apportata alla sopravvivenza di una specie così a rischio. Mi viene da chiedermi: che ne sarà del Parco Nazionale d’Abruzzo, massima “industria” turistica regionale, e delle tante produzioni locali d’eccellenza che si fregiano con l’immagine dell’orso, simbolo della natura incontaminata, quando questo verrà cancellato dalla fauna d’Abruzzo? Importeremo orsi dalla Slovenia, come già facciamo con i gamberi di fiume, ignari di aver perso un endemismo unico? La metafora dell’orso vale anche per i tanti mestieri storici della nostra regione (pastore, allevatore, apicoltore, agricoltore) che politiche di corto raggio, invece di tutelarli con apposite leggi, stanno ponendo in un antagonismo distruttivo con la natura e i parchi nazionali. Così assistiamo allo scempio delle nostre meravigliose riserve naturali, ridotte in cenere o sommerse dai rifiuti; agli incendi, che periodicamente mandano in fumo preziosi ettari di verde e fondi pubblici; ai fiumi inquinati e prosciugati e alle colline sventrate per far posto ad ameni complessi residenziali o a incompiute cattedrali nel deserto. Ci facciamo propinare mete turistiche da sogno senza accorgerci di vivere in un paradiso che non avrebbe nulla da invidiare ad altre destinazioni se non fossimo noi tutti, direttamente o indirettamente, responsabili del suo degrado. Povero Abruzzo!

lunedì 5 settembre 2011

Orsi confidenti e uomini diffidenti

Articolo pubblicato il 2 settembre 2011 nella rubrica “Lettere al Direttore” del quotidiano Il Centro con il titolo “Orsi e bambini creature a rischio”.

Caro Direttore, resto sgomento di fronte alle ultime notizie che sembrerebbero attribuire la crisi demografica dell’entroterra abruzzese non al progressivo spopolamento della montagna per mancanza di prospettive di vita o per la crescita zero, ma alle incursioni diurne degli ultimi, rari esemplari di orsi marsicani, definiti orsi “confidenti” perché non temono di frequentare i paesi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e zone limitrofe in cerca di cibo, costituendo una presunta minaccia per i bambini che giocano in strada o in giardino. A un’informazione più approfondita, emerge che il rischio per i fanciulli sia costituito dal loro entusiastico inseguimento dell’orso per fotografarlo o ammirarlo da vicino, in cui mostrano un atteggiamento “confidente” estraneo ai loro simili adulti che, invece, invocano interventi immediati per scongiurare il peggio. Ora, non potendo restare insensibile all’eventualità che accada l’eccezione alla regola (non esistono precedenti di attacchi dell’orso bruno marsicano all’uomo), non posso che augurarmi una soluzione pacifica al problema degli orsi confidenti per il bene della specie. Infatti, è facile intravedere lo scintillio di fucili e fiale di veleno dietro agli appelli a ente parco, corpo forestale e prefetto per porre fine alla “invasione” degli orsi, senza alcuna rassicurazione sulla priorità della salvaguardia dell’animale simbolo del PNALM e dello stesso Abruzzo. Ovviamente mi auguro di essere smentito.

Occorre ricordare che l’orso bruno marsicano è giunto a un momento critico della sua sopravvivenza, con una popolazione in natura inferiore ai cinquanta esemplari. La criminalizzazione degli orsi, animali onnivori e opportunisti, non può che evidenziare la carenza di una cultura di convivenza tra uomo e natura, tra uomo e orso, mentre si ripropone l’assurda logica antropocentrica per cui è lecito organizzare escursioni nel territorio dell’orso, ma si invoca il coprifuoco se è l’animale a ricambiare la “visita” non meno indesiderata, quando si potrebbe istituire un servizio di sorveglianza diurna e notturna nei paesi (nuovi posti di lavoro) per scongiurare ogni incidente. Invece, l’orso è considerato ancora un antagonista da scacciare, anziché una risorsa da difendere.

Comprendo la smania di quei ragazzini confidenti di immortalare l’orso confidente prima che adulti diffidenti, anziché insegnar loro a rispettare gli animali selvatici, consegnino per sempre quest’ultimo all’album dei ricordi, all’elenco infinito delle specie estinte, nella convinzione di essere i soli a regolare il creato. A proposito del rapporto bambini-orsi, il 25 agosto scorso un ragazzino è stato investito sulla strada statale 83 Marsicana mentre la percorreva in bicicletta, rimanendo seriamente ferito, non lontano dal posto in cui, il 3 maggio 2011, venne investita e uccisa un’orsa, dei cui tre cuccioli non si è saputo più nulla: dimostrazione di come orsi e bambini debbano guardarsi da nemici comuni.

sabato 27 agosto 2011

Oasi da salvare

Articolo pubblicato sull’edizione del 5/08/11 del quotidiano “Il Centro” con il titolo “Torrente Vallelunga di Pescara, foce e pineta da salvaguardare”.

In coincidenza con il preoccupante rapporto della goletta di Legambiente sullo stato del mare in Abruzzo, da cui l’assenza o il cattivo uso dei depuratori sarebbe la principale causa d’inquinamento, ho notato che da alcuni giorni una perdita fognaria si riversa nel torrente Vallelunga al di sotto del ponte di viale Primo Vere, in quella che dovrebbe essere l’area marina dell’ampliata Riserva Naturale della Pineta Dannunziana. L’incuria in cui versa la foce del torrente dà ragione a quanti da tempo lo considerano una fogna, sebbene la differenza di colore e odore tra il corso d’acqua e lo scarico sia innegabile. Ho segnalato il problema a Corpo Forestale dello Stato e Capitaneria di Porto con la speranza che sia stato già risolto. Il fatto che le aree demaniali siano abbandonate al loro destino, che non è quello determinato dalla natura, ma dall’incoscienza dell’uomo, mi turba profondamente, soprattutto quando, come in questo caso, a rimetterci è la salute dei bagnanti, più o meno ignari, tra cui numerosi bambini, e la reputazione della mia città agli occhi di residenti sempre più scoraggiati, amanti della natura delusi e turisti sgomenti. Inoltre, vorrei rispondere a quanti auspicano interventi di “bonifica” nell’area della foce del torrente, “uniformandola” alla spiaggia circostante con la ruspa, che proprio il canneto e la pregiata flora marina, tra cui nidificano specie di uccelli impensabili per la fin troppo urbanizzata Pescara (fratino, gallinella d’acqua, cannaiola, ecc.), sono il valore aggiunto da tutelare di questo tratto di litorale pescarese, residuo superstite del “mare di una volta”. Quindi, il mio invito è sì di ripulire l’area, ma dal pattume, dagli scarichi inquinanti e dai bivacchi notturni, non dalle sue peculiarità naturalistiche. La foce del torrente e la pinetina annessa potrebbero diventare un parco marino in miniatura, lustro di una città che troppo spesso si dimentica del binomio inscindibile tra salute e qualità dell’ambiente.

martedì 24 maggio 2011

Cronaca di un’estinzione annunciata

Il Parco Nazionale d’Abruzzo venne istituito 90 anni fa per volontà di un gruppo di intellettuali amanti della Natura per salvare dall’estinzione e dalla barbarie il camoscio d’Abruzzo, il lupo appenninico e l’orso marsicano. A distanza di 90 anni, nonostante gli sforzi encomiabili del Parco, tanto c’è ancora da fare per salvare una delle tre specie animali in pericolo, l’orso marsicano. Questo mi ha spinto a scrivere queste email al Presidente del Consiglio d’Europa e al Presidente della Regione Abruzzo. Il primo ha risposto attraverso suoi delegati, il secondo ancora tace…

Dear President Herman Van Rompuy,

I live in Abruzzo, the Italian Region hit by an earthquake in 2009. Aware of the many international problems the European Council and the President have to deal with at the moment, the love for my land and its living symbol, the Marsican Bear, has urged me to write to You. With this email, I state and denounce the failure of the efforts in the protection of this valuable species for Abruzzo, Italy and whole Europe. In the last years, even few days ago!, I heard news of dead bears found in the area where they should be protected. The whole population of bears in Abruzzo counts 50-70 specimens, too few to guarantee the survival of the species if effective actions to prevent poaching and infrastructural aggressions to the territory of the bears are not taken as soon as possible. I do not ignore the efforts recently made by Abruzzo, Lazio and Molise’s National Park, but as a matter of fact the bears are still threaten by a nefarious policy of indifference that arms poachers and environmental criminals. So, in order to stop the killing of bears and their extinction, I ask You for some advice and help in addressing this problem as a European problem, to make Abruzzo government aware of the necessity to implement effective policy of conservation of the land and the animals (such as the institution of an Area of External Protection of Abruzzo, Lazio and Molise’s National Park) or sponsoring the intervention of a European taskforce to guard this area and prevent poaching and poisonings. I think that those measure will help bears more than slogans and promises.

Looking forward to Your response,

Mario Cipollone

 

Egregio Presidente Chiodi,

congratulandomi con Lei e la Sua Giunta per le ottime iniziative prese per il bene della Regione Abruzzo, mi duole notare che l'Abruzzo sta fallendo nella sfida epocale alla salvaguardia del proprio simbolo vivente: l'orso marsicano. Mentre si susseguono negli ultimi anni notizie sui ritrovamenti di esemplari uccisi da bracconieri o allevatori, mancano azioni volte alla prevenzione e alla repressione di questi reati. Volendo tralasciare lo sdegno e la retorica ambientalista, l'orso non è un ostacolo allo sviluppo, ma una risorsa. Lo sviluppo economico, a parer mio, non passa attraverso la costruzione e lo sfruttamento indiscriminati del territorio, soprattutto quando abitato da specie così rare e preziose, ma dalla sua salvaguardia a fini turistici. L'Abruzzo è un gioiello ancora da scoprire. Non possiamo permetterci la scomparsa di un animale così rappresentativo nella rassegnazione della "cronaca di un'estinzione annunciata". Pertanto Le chiedo di intercedere affinché la Regione Abruzzo, seguendo l'esempio del Molise, riconosca la Zona di Protezione Esterna (quella dove avviene la maggior parte delle azioni di bracconaggio) del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e abbandoni progetti di "aggressione infrastrutturale" al territorio dell'orso. Data la gravità della situazione, propongo anche la collaborazione di esercito e alpini a presidiare gli accessi alle strade di montagna e la Zona di Protezione Esterna, come deterrente a criminali ecologici. So che sono azioni costose, ma avranno in ritorno una crescita di prestigio della Sua Amministrazione e il bene della natura per cui l'Abruzzo è conosciuto nel mondo. Non possiamo permetterci di perdere l'orso.

In attesa di un Suo cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

In fede,

Mario Cipollone

lunedì 7 marzo 2011

X Edizione del Premio Nazionale Valerio Gentile

Secondo Classificato:

Mario Cipollone (Pescara), All’ombra della fattoria

Valerio GentileVa innanzitutto riconosciuta a Cipollone una notevole padronanza del linguaggio: dote rara in letteratura, sa sempre dove sistemare le virgole; il suo stile sicuro procede senza sbavature senza per questo rinunciare a tenere sempre sveglio e attento il lettore. All’ombra della fattoria è un romanzo epico: quasi un’Iliade animalesca, una serie di combattimenti fra specie in cui l’uomo non appare mai se non nella presenza della sua ombra silenziosa, che si riverbera nell’umanizzazione e nella psicologizzazione dei personaggi ferini. Si tratta di uno strano misto fra la Batracomiomachia e Il Signore delle Mosche, una specie di favola crudele che, piuttosto che farli addormentare sereni, punta a intristire i bambini e a prepararli alla ruvida vita che li attende. Cipollone ottiene quest’effetto utilizzando un linguaggio denso e terreno, com’è giusto in un’opera bucolica, ma al contempo variegato abbastanza da non essere noioso (un esempio banale: i topi non sono solo topi ma anche ratti e sorci, così come in Dante un vecchio è anche un veglio oppure un sene). Colpisce inoltre la precisione nel dettaglio delle descrizioni, in particolare di musi animaleschi, così da renderli veri e propri volti espressivi e significativi; su queste descrizioni simmetriche il romanzo si apre e si chiude, mostrando un’abilità che traspare anche da alcune soluzioni narrative particolarmente interessanti, come ad esempio la chiusura di alcuni capitoli sulla descrizione di fenomeni naturali, cinematograficamente quasi in dissolvenza. Per queste ragioni Mario Cipollone merita il secondo premio.

domenica 30 gennaio 2011

Sull'ampliamento della Pineta Dannunziana

Questo mio articolo è stato pubblicato martedì 25 gennaio 2011 sulla rubrica "Ditelo al Centro" del quotidiano IlCentro. Ha incontrato i favori delle principali associazioni ambientaliste abruzzesi e di molti cittadini che ringrazio per la sensibilità verso tematiche ambientali considerate troppo spesso secondarie.
Mario Cipollone

Gentile Direttore, da giorni leggo sulle pagine del “Centro” le riserve di alcuni esponenti politici pescaresi sulla presunta antidemocraticità del procedimento di approvazione della legge regionale che amplia di 29 ettari la Pineta Dannunziana. Mi chiedo quale antidemocraticità possa venire attribuita a un provvedimento che per una volta almeno premia la Natura, una Natura quasi sempre posta in second’ordine rispetto alle mire di privati o di una ridottissima élite di cittadini? Temo che l’ampliamento della riserva regionale non sarebbe mai avvenuto se il procedimento avesse stagnato nei cavilli della conclamata democrazia che ricorre sempre più spesso al bene pubblico soltanto a fini propagandistici e privatistici. Sono sicuro che la stragrande maggioranza della cittadinanza stia sostenendo la scelta degli onorevoli Acerbo e Sospiri e condivida le mie perplessità sulle resistenze formali dei loro oppositori per una decisione che porta con sé un segno di cambiamento e speranza. Pescara sud è forse la parte più bella della città proprio grazie al suo verde. I 29 ettari non sono che un tributo a quell’ambiente la cui tutela viene troppo spesso indicata come antagonista allo sviluppo economico e urbano, mentre, opinione di chi scrive, è la vera carta nella manica, non solo cartolina turistica, del nostro Abruzzo martoriato. La Rai dovrebbe capirlo e doverosamente rinunciare all’edificazione della sua nuova sede, mentre i costruttori, anziché lamentare la perdita di terreni vergine, dovrebbero collaborare con gli enti pubblici a individuare e riqualificare aree urbane e siti industriali dismessi. È auspicabile, inoltre, che una nuova cultura ecologica porti alla completa rivalutazione della pineta di oggi e di quella di domani, invece di abbandonarle al degrado da innescare perversi meccanismi secondo i quali si finisce per incolpare gli alberi di dare asilo a malviventi e prostitute.